Il colore della pelle

Storia iscritta al contest "Antother Time and Another Place II edizione"

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    IL COLORE DELLA PELLE



    Non poteva credere di trovarsi davvero lì, sotto quel sole cocente, al centro di quella polverosa strada.
    Era circondato da centinaia di sguardi attoniti, uomini e donne che conosceva fin dall'infanzia, spettatori dal volto teso e preoccupato, pronti a cogliere ogni suo minimo movimento.
    Una gocciolina di sudore scivolò sulla sua guancia destra mentre le mani, nervose e attente, erano pronte all'azione.
    Mancava davvero poco, una manciata di minuti e tutto sarebbe finito, nel bene o nel male.

    TRE GIORNI PRIMA

    “Che succede figliolo? Cos'è tutto questo baccano?” chiese l'anziano mentre usciva dal retrobottega.
    “Non lo so” rispose sbirciando fuori dalla finestra, “proviene dalla strada”.
    “Non ti cacciare nei guai come al tuo solito, Porthos” raccomandò Jean, “altrimenti quando tuo fratello Aramis tornerà da Santa Fè se la prenderà con tutti e due!”
    Il giovanotto sorrise e varcò la soglia della loro bottega, avviandosi verso il luogo da cui provenivano gli schiamazzi.
    Appena fu abbastanza vicino poté osservare la folla disposta a cerchio attorno a due uomini vestiti con abiti scuri; si fece largo per avvicinarsi alla scena e riconobbe subito due degli scagnozzi di Richelieu, un prepotente proprietario terriero senza vergogna né scrupoli.
    Dalla sua posizione vedeva i due individui di spalle mentre a terra davanti a loro vi era un corpo che si dimenava. Uno dei due sferrò un calcio che provocò un lamento nella vittima. Dal timbro di voce Porthos capì che si trattava di una donna.
    Sentì lo stomaco pietrificarsi, il cuore iniziò a pompare forte nelle vene che picchiavano prepotenti nelle tempie. Prima che i due potessero sferrare un nuovo colpo, il giovane balzò addosso ad uno di loro, atterrandolo. Svelto si alzò e, roteando su sé stesso, mollò un destro al secondo uomo facendogli volare via la colt che aveva estratto. Si batté con forza fino a che i due banditi non rimasero al suolo, storditi e doloranti.
    Senza perdere tempo si diresse verso la donna che giaceva a terra; appena la vide, capì subito il motivo per cui quegli uomini l'avevano aggredita: il colore della sua pelle. Allungò il braccio in segno di aiuto. La giovane, dapprima titubante, passò lo sguardo dal braccio al volto del ragazzo che si era illuminato di un sorriso sincero. Afferrò la mano del suo salvatore ma non osò guardarlo di nuovo in volto. Porthos si fece largo tra la folla che mormorava, incrociando anche lo sguardo dello sceriffo che, nonostante fosse stato presente dall'inizio, non era intervenuto in soccorso della ragazza. Passandogli accanto non perse l'occasione di provocarlo, “Sceriffo Rocheford, sempre dalla parte dei giusti voi, eh?” ma non attese la replica dell'uomo e si diresse verso la bottega, portando con sé la giovane.

    “Ci avrei scommesso!” sbraitò subito l'anziano padre quando vide Porthos rientrare tutto impolverato e con uno strappo alla camicia, ma si trattenne dal rimproverare ulteriormente il figlio quando vide la giovane donna. “Santa Madre di Dio, che vi è successo figliola? Venite qui, sedete, vado a prendere dell'acqua” disse. La ragazza non si mosse, così fu Porthos a condurla dolcemente allo sgabello.
    Jean tornò subito con una pezza di tessuto e dell'acqua fresca; si sedette di fronte alla fanciulla ma appena tentò di pulirle il viso ella si ritrasse. “Non temere, non voglio farti del male. Guarda è solo acqua”
    “Padre, temo non comprenda la nostra lingua” disse Porthos.
    “Sì, forse hai ragione. Proviamo così,” tentò e, poggiando una mano sul petto pronunciò, “ak'is”.
    La giovane spalancò gli occhi e accennò un sorriso rispondendo, “ak'is”
    “iilyeed” proseguì l'uomo, ricevendo come risposta un altro sorriso.
    “Questa mi è nuova! Da quando parli la lingua dei pellerossa?”
    “Navajo, per l'esattezza, e non ricordo più molto... sono passati così tanti anni. Fu prima di incontrare tua madre, ero giovane e conobbi una ragazza. Ci innamorammo e passai due anni con lei e la sua tribù. Ma il destino volle mettersi contro di noi, lei morì di malattia e io non me la sentii di restare nella tribù. Fu tua madre a guarire il mio dolore...”
    “Perché non ce lo hai mai detto?”
    “Forse non ce n'è stata l'occasione e, comunque, te lo sto dicendo ora!” borbottò prima di tornare a rivolgersi alla giovane che, questa volta, si lasciò medicare.
    Con l'aiuto di Jean, la ragazza iniziò a comprendere qualche parola della loro lingua e riuscì a comunicare il proprio nome: Fiore del fiume nevoso.
    “Poetico, ma credo che noi ti chiameremo Flea... è più pratico,” sentenziò Jean.

    Per sdebitarsi dell'ospitalità che i due le avevano offerto, ella aiutava come poteva, sistemando la merce nel retro della bottega. Era una ragazza minuta ma energica e volenterosa. Era dotata di una mente sveglia e con una grande capacità di apprendere.
    Erano passati solo due giorni dal suo salvataggio e già era in grado di comunicare anche con Porthos, il quale non conosceva nemmeno una parola di navajo.
    “Come sei arrivata qui in città?” chiese il ragazzo accompagnando la frase con ampi gesti teatrali.
    Ella sorrise per l'effetto buffo che la gestualità sortiva e rispose, “Uomini cattivi, rapire”
    “Mi dispiace,” si scusò Porthos, “ci sono uomini davvero cattivi al mondo”; il suo sguardo intenerì la giovane che, con timidezza accarezzò la barba dell'uomo. Un gesto semplice ma che racchiudeva tutta la gratitudine che la giovane provava nei suoi confronti.
    Per la prima volta in vita sua, Porthos provò un'emozione nuova: aveva già avuto delle amanti, era stato stregato da un paio di fanciulle, ma il sentimento che provava per Flea era del tutto diverso.
    “Sarà meglio che vada...” si affrettò a dire, “tu resta qui dentro, mi raccomando, non uscire per nessuna ragione. Hai capito?”
    Flea annuì trattenendo il sorriso che, come sempre, Porthos suscitava con i suoi gesti.

    La giornata era nuvolosa, anomala in confronto a quelle precedenti dove il calore del sole poteva cuocere le uova nel pentolino. Entrò nel saloon che era mezzo vuoto: qualche ubriacone sedeva solitario mentre due ragazze erano impegnate in un'animata discussione. Quando si accorsero del giovane gli andarono incontro spintonandosi una con l'altra.
    “Porthos, diteci... è vero? È vero che avete salvato una pellerossa?” domandò con tono quasi disgustato la donna mora.
    “Sì, Milady... è vero. La cosa vi turba?” chiese sarcastico.
    “L'avevo detto io!” intervenne la bionda, “questo ragazzo ha un cuore d'oro... come suo fratello Aramis!”
    “Ancora innamorata di quel rubacuori, Anne?” chiese il ragazzo.
    “Suvvia, Porthos, non infrangete i sogni di questa poveretta... usate il suo nome d'arte e chiamatela Sua Maestà la Regina”, la schernì la rivale.
    “Adesso basta voi due! Lasciate in pace i clienti e andate a prepararvi per lo spettacolo!” urlò il pianista che era venuto in soccorso di Porthos.
    “Grazie D'Artagnan, quelle due sono peggio delle vipere”
    “E non hai ancora conosciuto quella nuova, Constance, un peperino! E io credo di essermene innamorato...”
    “Non avrai preso la malattia di Aramis, eh... me ne basta uno che corre dietro alle sottane!!” rispose sorridendo e avvicinandosi al bancone.
    “Che si dice, Athos?”
    “Dimmelo tu, zuccone... è vero che hai steso due uomini di Richelieu per salvare una pellerossa?”
    “Vedo che le notizie corrono veloci!”
    “Non direi, è successo due giorni fa e, dato che ti sono amico, ti do un consiglio... prepara le valige, prendi tuo padre e sparite per un po'”
    “Non ho paura di quel bastardo!” rispose con rabbia Porthos.
    “E fai male. Richelieu è un asso con la pistola e comanda mezzo paese, compreso quel venduto dello sceriffo,” rimproverò Athos, porgendo un bicchiere, “tieni, bevi. E cerca di non provocarlo più!” consigliò il barista, ma capì che ormai era troppo tardi quando vide entrare tre uomini dall'abito nero.
    “Tu, verme! Hai due giorni di tempo per consegnare la merce che ci hai rubato! Altrimenti bruceremo la tua lurida casa con tutti voi pidocchi dentro!”
    Il giovane scattò in piedi mentre i tre brutti ceffi misero mano alle pistole.
    “Calma signori, nel mio locale non tollero risse!” ordinò perentorio Athos che con l'aiuto di D'Artagnan cercava di arginare la reazione di Porthos.
    In un impeto incontrollato di istintiva rabbia, Porthos ringhiò, “Dite a quel codardo del vostro capo che se vorrà riprendersi la ragazza dovrà farlo battendomi in un duello all'ultimo sangue!”
    “Ma sei impazzito?!” lo rimproverò D'Artagnan.
    I tre uomini risero di gusto mentre alle loro spalle una voce tuonò, “E sia!” I banditi si scansarono per far passare il loro padrone che, serafico, si avvicinò al giovane.
    “Siete coraggioso ma molto, molto stupido e per questo sarete punito...” sentenziò, “vi aspetto domani alle 12:00 in punto! E... siate gentile, non fatevi attendere perché io ho l'abitudine di pranzare alle 12:15 e domani non voglio fare eccezione,” lo schernì prima di voltarsi per andarsene.
    Ci volle tutta la forza dei due amici per trattenere Porthos che scalpitava per mettere le mani addosso a quel prepotente gradasso.

    “Cosa diavolo t'è preso!” sbraitò Jean, “Sei forse impazzito?! Non hai nemmeno terminato le lezioni con Aramis e già ti senti in grado di duellare con un pistolero esperto come quel farabutto?”
    Flea non osava fiatare ma ascoltava accucciata in un angolo del retrobottega. Non riusciva a comprendere ogni parola ma aveva capito il senso del discorso. Tuffò il viso tra le mani e pianse copiosamente per alcuni minuti, in silenzio per non farsi sentire.
    Passato il momento di sconforto e paura, la sua forza d'animo riaffiorò, maturando un'idea che subito decise di mettere in pratica. Scattò in piedi e, fulminea, sgattaiolò fuori senza farsi vedere dai due uomini.


    PRESENTE

    Ogni atomo del suo corpo era concentrato su quello che stava per accadere; non si accorse nemmeno del rumore di cavalli al galoppo che sopraggiungeva alle sue spalle, per poi fermarsi proprio dietro a lui.
    Quando il polverone sollevato dall'arrivo dei destrieri dal manto pezzato si dissolse, egli si volse e vide una decina di pellerossa guidati da un anziano e da Flea.
    Avrebbe voluto correre da lei e confidarle il suo nascente amore ma il destino l'aveva chiamato a restare lì, immobile, di fronte a quella sfida che non avrebbe mai potuto vincere.
    Poteva scorgere bene l'uomo di fronte a lui, con braccia lungo i fianchi, pronto ad estrarre per primo. Il suo sguardo era freddo, il viso impassibile, i capelli brizzolati leggermente mossi dal vento caldo.
    Nel fissare quell'uomo fu preso da un attimo di paura e la mano destra tremò lievemente.
    Un gesto istintivo ma che non sfuggì al suo esperto contendente.
    Era arrivato il momento di agire, immediatamente e senza esitazione.
    Estrasse la pistola con un gesto agile e svelto mentre il rumore di un colpo di pistola risuonò nell'aria.
    Subitaneo, un dolore lancinante tanto da togliere il fiato l'avvolse. Proveniva dalla sua gamba sinistra, appena sopra il ginocchio, ma s'irradiava per tutto il tronco.
    Cercò di restare in equilibrio ma il dolore pulsante gli provocò un capogiro che lo costrinse a terra, piegato sulle ginocchia.
    Il capo dei pellerossa, padre di Flea, lanciò un comando ai suoi uomini che lesti scesero da cavallo.
    “No!” urlò Porthos più forte che poté. “Vi prego, no! Non date loro un altro pretesto per potervi massacrare!”
    Flea tradusse sommariamente per il padre che non comprendeva la lingua dei bianchi. Combattuto se ascoltare o meno la richiesta del giovane, decise di obbedire, richiamando i suoi guerrieri.

    “Nobile da parte vostra...” lo schernì Richelieu avvicinandosi al giovane ferito, “se solo il vostro sacrificio servisse a qualcosa! Avrei potuto uccidervi con il primo colpo. Ma ho preferito concedervi due minuti di vita in più così che possiate conoscere il destino della vostra schifosa peller--” La frase si interruppe. La voce si placò all'improvviso. Nemmeno il tempo di udire il sibilo provenire da lontano e quell'uomo prepotente e crudele cadde a terra davanti al giovane. Sul suo volto un rigolo di sangue che sgorgava da una unica letale ferita in fronte.
    Un colpo preciso, ben calibrato e micidiale. Porthos accennò un sorriso, sapeva che pochi al mondo erano in grado di tale maestria e uno di quelli era suo fratello Aramis.
    La folla era impietrita, nessuno aveva osato fiatare, nessuno si era mosso dalla propria posizione.
    Gli uomini di Richelieu, visto l'esito del duello, si dileguarono velocemente temendo per la propria vita.
    Flea corse ad aiutare il giovane che, dolorante, si rialzò e s'incamminò verso casa, raggiunto ben presto da Aramis.
    “Grazie, fratello!” esclamò Porthos.
    “La prossima volta andrai tu a Santa Fe... non posso lasciarti solo per qualche giorno che ti ritrovo a duello con il miglior pistolero dell'intero West!” ribatté Aramis, assestando una pacca sulle forti spalle del fratello.
    “Non ci sarà una prossima volta,” rispose il giovane, “quando ero là, a tu per tu con la morte, ho capito quello che voglio davvero.” Guardando Flea, continuò, “Se lei mi vorrà con sé, partirò oggi stesso per il suo villaggio.”
    “Sei sicuro di quello che stai facendo?” domandò pensieroso Aramis.
    “Lascia che vada,” intervenne il padre, “sono sicuro che Porthos si troverà bene con loro. È gente generosa, leale e orgogliosa, proprio come lui.”
    “Come fai ad esserne sicuro?” chiese Aramis stupito di come il padre ponesse così tanta fiducia in quei guerrieri vestiti di pelle e piume, noti in paese per la loro crudeltà.
    “Perché non sempre ciò che la gente pensa corrisponde a verità!” rispose l'anziano.
    Allo sguardo interrogativo di Aramis, Porthos sorrise, “Caro fratello, credo che sia giunto per papà il momento di dirti una cosa...” aggiunse, prima di abbracciare il fratello e dirigersi verso quella fanciulla e quella vita che, ora, il destino aveva in serbo per lui.



    Note:

    Per questo racconto, in questa ambientazione, ho preferito non cambiare i nomi perché sarebbero risultati comunque troppo particolari, non credibili e diversi da quelli originali; tanto vale quindi lasciarli immutati.

    Traduzione termini Navajo:
    ak'is = amico
    iilyeed = aiutare

    Edited by Ninon de la Fère - 15/6/2019, 14:10
     
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    La storia è carina ma non mi ha convinta molto.... tra l'altro mi piacerebbe sapere l'ambientazione della storia per non parlare che a mio parere ci sono un pò di buchi.
    Per il resto non è male.
     
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    Mah! La storia è scritta molto bene, ma non mi ha convinta. Secondo me manca un po' di sostanza ... E mi ha lasciata molto perplessa il finale.
     
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    Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

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    Credo che la storia e l'idea non siano male, ma forse l'autrice avrebbe dovuto strutturarla meglio! Nel senso, a me è venuto difficile ricollocare innanzitutto l'ambientazione, si suppone stiamo parlando del far West perché sono citati elementi come lo sceriffo, i pellerossa, il saloon..., il dove però è un mistero, manca una collocazione geografica precisa o in generale, anche restando sul vago come 'in una cittadina di x', 'in un villaggio di y' avrebbe solo contribuito ad arricchire la storia. E seconda cosa, dei personaggi si capisce chi siano e cosa facciano solo dai dialoghi, scelta rispettabile, ma personalmente preferisco che si dia un taglio narrativo per quanto riguarda questo genere di informazioni, altrimenti risulta leggermente confusionario e se si legge con poca attenzione si rischia di perdere pezzi.
    Che la storia sia stata un po' troppo rapida è la conseguenza di molti dialoghi e poca 'sostanza' come diceva veronica.
    A me però la scena del duello mi ha ricordato troppo i film di bud e terence con tanto di musiche in sottofondo 😆 ed il finale è quello che ci meritavamo per pocahontas e John Smith *frecciatina per la Disney* :lol:
    La storia non prende il volo, ma il messaggio di uguaglianza e accettazione del diverso è pur sempre arrivato!
    Complimenti autrice ! :)
     
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    Uuuuhhhh Flea Flea Flea! :..:..: mi piace Flea se non l'aveste capito!!! E la vedo molto pellerossa, le sta bene il ruolo! E poi finalmente me li hai messi insieme! Porthos comprati delle protezioni per le gambe perché tra le ultime due storie e 3 stagioni abbiamo capito che sono un bersaglio perfetto! Athos proprietario di un saloon mi piace un sacco e D'Artagnan che suona il piano vista giarrettiera di quelle tre è un'immagine bellissima! :lol: detto ciò la storia mi è piaciuta! È stata una bella idea! Complimenti
     
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    "Gli elefanti sono grigi ma non tutte le cose grigie sono elefanti."

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    Perché non sempre ciò che la gente pensa corrisponde a verità!” rispose l'anziano.”——> aggiungerei, quasi mai, cara autrice.
    Oohh! Si, ho capito che è ambientata nel lontano West. Sceriffo, saloon, pellerossa, Santa Fe, la frase di Aramis dopo che ha sparato al cattivo. È chiaro.
    Ok, siamo tutti vittime della tv quindi, le descrizioni dei personaggi, anche se qui latitano, più o meno le immaginiamo. Però, una descrizione di Flea, abiti e capelli o di Athos proprietario del Saloon o anche di Richelieu! Io riesco ad immaginarlo solo con “il gonnone” nero e il mantello! Sarei stata curiosa di capire come tu hai pensato agli abiti di questi personaggi, perché l’idea è bella, molto, molto originale, ero curiosa.
    La storia c’e.
    Ma il finale???? È aperto? Nel senso che il padre dovrà rivelare ad Aramis una verità sconcertante o solo quanto già detto a Porthos in precedenza?
    Mi aspetto uno spin off !
     
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    Risposta dell'autrice

    Grazie per i commenti e i consigli che valuterò con piacere. Sarò felice di capire, se vorrete indicarmeli, i buchi riscontrati così da prenderne atto per la prossima volta.
    Provo a chiarire un paio di cose: la confusione temporale è frutto di un mio errore, non ho mandato l'ultima versione della storia dove la scritta "UNA SETTIMANA PRIMA" era stata sostituita con "TRE GIORNI PRIMA", ora corretta post pubblicazione.
    L'ambientazione è chiaramente western, ho ritenuto di non indicare un villaggio specifico perché ho preferito far individuare il tempo e, presumibilmente, il luogo con i dettagli (Santa Fe' geograficamente parlando), così come accade in molti film western dove non si ha una precisa collocazione se non... il Far West.
    In merito alla descrizione dei personaggi, conoscendo i personaggi originali e avendo una collocazione temporale storica, l'ho ritenuto superfluo.
    Infine, per quanto riguarda, la "rapidità della storia", ho voluto focalizzarla tutta, senza fronzoli, sul tema: la difesa della diversità, a costo di rischiare la vita e contro ogni pregiudizio; e, per una volta tanto, la valorizzazione dei nativi d'America che nella maggior parte dei film (soprattutto del passato) sono sempre stati dipinti come animali e brutali.
     
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    Forse mi sono espressa male, ma per buchi intendevo che a mio parere manca una maggiore descrizione su alcune parti della storia: sui personaggi, e il periodo storico.
    Ma credo che il limite di parole forse non aiuta.
     
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    Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

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    Mi sono appuntata tutto, risponderò a fine contest perché non voglio dare inizio ad un botta e risposta proprio ora! Però per quanto riguarda il tema, è chiaramente arrivato il messaggio come già scritto in precedenza! :)
     
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    Risposta dell'autrice:
    Al mio commento manca un particolare molto importante in merito a questa storia che chiarirà diversi dubbi. Purtroppo però non posso scriverlo ora, quindi sono d'accordo nel rimandare a fine contest :)
     
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    Uh... il Far West!
    Decisamente una scelta originale che ho apprezzato moltissimo, così come la scelta di Porthos protagonista per questo tipo di trama.
    L'ambientazione è implicita e "mostrata" solo dai dettagli, non narrata, in pieno stile "Show don't tell", tanto amato ultimamente.
    La scrittura è buona e la storia scivola via ma... in effetti, devo riconoscere anche io che manca qualche descrizione che avrebbe aiutato e coinvolto maggiormente il lettore.
    Brava comunque autrice, perché il messaggio è importante e l'ambientazione scelta non scontata.
     
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    Allora, la storia di per sé è bella, affronta un bel tema e mi piace come sono stati dipinti i nativi americani. Tuttavia, non mi convince la velocità del racconto. Ora non so se tu, autrice, avessi raggiunto i caratteri massimi consentiti e quindi hai dovuto stringere e tagliare, ma forse allungando, descrivendo maggiormente e ampliando con più informazioni sul rapporto tra Porthos e Flea e di come questo cambia al punto da far dire a Porthos quelle parole nel finale forse avrebbe reso questa storia più "completa", diciamo.
    In ogni caso è stata molto piacevole da leggere, e faccio all'autrice i miei complimenti!
     
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    A me questa storia è piaciuta! L'ambientazione è davvero originale, e Flea come pellerossa è secondo me molto azzeccata come scelta, sempre oppressa e discriminata ma in un contesto diverso. Mi è piaciuto anche il padre di Porthos con un passato nella tribù!
     
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    Ebbene sì, questa storia che sembra così frettolosa e che è realmente priva delle mie amate descrizioni, è mia!

    No, non sono impazzita... ^_^ e ora vi spiego: questa storia è stata una sorta di esperimento.

    Nei mesi passati ho letto un paio di manuali di scrittura (sì, lo so... non sempre è consigliabile, ma ho voluto provarci) e ho cercato di approfondire qualche concetto legato alla scrittura creativa: POV, Show don't tell, infodump ecc. tra i vari concetti sviscerati in uno de manuali vi era quello delle descrizioni che, secondo una forma di pensiero attuale, sono da limitare il più possibile per lasciare spazio alla fantasia del lettore.

    E allora mi sono detta... proviamo e vediamo cosa ne pensano le lettrici. Vi assicuro che per me è stato difficile non inserire le descrizioni, e chi legge le mie storie sa bene che ne faccio largo uso, e proprio per questo ho voluto fare questo esperimento.
    Detto ciò, ritengo personalmente bocciato il concetto di limitare le descrizioni :P però non il mostrare tramite indizi, piano piano, senza dichiarare esplicitamente dove, come e quando si svolge la vicenda.

    Detto questo, ringrazio che ha letto, commentato e votato la mia storia ^^ Se avrò tempo riscriverò parzialmente la storia, integrandola e magari dandogli anche un sequel... ^_^
     
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    Non ci sarei mai arrivata che era la tua, Ninon XD comunque interessante questo esperimento. Che manuali hai letto? A questo punto sono curiosa, ci voglio provare anche io a scrivere storie-esperimenti
     
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