Il viaggio ad Hollywood di Santiago Cabrera

SABADO: supplemento di El Mercurio 21 gennaio 2017 n 957

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  1. Cami_89
     
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    SABADO: supplemento di El Mercurio
    21 gennaio 2017 n 957

    Potete leggere l'articolo originale qui

    Il viaggio ad Hollywood di Santiago Cabrera



    Traduzione Cami_89



    copertina_sabado



    Prima dell'uscita di "Transformers 5" e della miniserie con Reese Witherspoon e Nicole Kidman, Santiago Cabrera ha parlato con "Sabato" del suo basso profilo, della sua carriera in Cile, dello stereotipo latino che lo segue a Los Angeles e ci rivela i dettagli del lungo cammino che ha percorso per diventare una delle stelle più promettenti di Hollywood.


    Il cammino di Santiago Cabrera



    Voleva diventare un calciatore e ha studiato psicologia, poi è diventato uno degli attori cileni più di successo negli Stati Uniti. Mentre si prepara all'uscita di Transformers 5 e di una serie HBO con Reese Witherspoon e Nicole Kidman, racconta a "Sabato" del basso profilo che mantiene lì, degli otto anni che ha atteso per diventare padre, dello stereotipo latino che deve affrontare a Los Angeles e della strada che ha dovuto percorrere per diventare una delle stelle più promettenti di Hollywood.

    di Rodrigo Munizaga, foto di Sergio Lopez, direttore artistico Manuel Godoy.

    Scena 1: Los Angeles, cominciamo dal 2005. Nell'intento di avere più opportunità come attore, Santiago Cabrera si trasferisce in California, Stati Uniti. Il suo agente ha insistito sul suo trasferimento lì. I primi mesi, ricorda oggi, furono davvero brutti: dopo aver partecipato ai casting per film e serie, il suo telefono non suonava mai. Senza un ingaggio, i suoi risparmi si consumavano. "Cosa ci faccio qui?" , mi chiedevo. Per un momento vacillai e mi dissi: "Forse questo lavoro non fa per me".

    Scena 2: Los Angeles, febbraio 2007. E' la notte dei premi Oscar e Cabrera a bordo di una limousine con sua moglie, la direttrice teatrale Anna Marcea, partecipa al red carpet della tradizionale festa di Vanity Fair, che invita le star più importanti dell'evento. Interpretando uno dei protagonisti della serie Heroes, seguitissima, vive il suo momento di maggior successo.
    "Scesi dall'auto e nello steso momento arrivò Martin Scorsese, con un'altra limousine. Si apprestava a vincere il suo primo Oscar, come regista di Gli infiltrati. Rimasi fermo a guardarlo e c'era moltissima gente in giro in attesa oltre le transenne, per vedere i vip. Ad un certo punto sento che tutti iniziano ad urlare "Santiago!" Lì mi sono accorto del potere della televisione: stavo davanti a Scorsese e la gente riconosceva me.

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    Santiago Cabrera (38) non aveva mai pensato di diventare un attore. Affabile, carismatico e con un accento neutro, infarcito però di alcune tipiche parole cilene, ricorda che il suo sogno era di diventare un calciatore per il Real Madrid o il Barcellona, da quando da bambino, vivendo in Spagna, gli offrirono di unirsi alle giovanili dell'Atletico Madrid.
    Però, come successe poi altre volte, ha dovuto lasciarsi alle spalle questa opportunità per seguire la strada di suo padre, Pedro Pablo Cabrera, che iniziò una lunga carriera diplomatica - fu ambasciatore del Cile a Londra, Mosca, Pechino e al Vaticano-, e in ogni sua nuova destinazione, si trasferiva con la moglie e i tre figli. Per questo motivo l'attore è nato a Caracas (Venezuela) e ha vissuto a Toronto, Bucarest, Londra e Madrid.
    Quando aveva 2 anni, in Canada, Cabrera ci racconta che parlava per metà inglese e per metà spagnolo. Si abituò a lasciare alle spalle amici e scuole, però disse sempre che la sua casa era il Cile. Ci tornavano un paio di volte all'anno. Frequentò, poi, la terza e quarta elementare e tutte le medie nel collegio di San Benito, che era vicino alla sua casa di Vitacura.
    "Ero sempre un po' timoroso nell'andare in un nuovo paese ogni volta, in una nuova scuola. Ero timido, e per me significava essere sempre molto attento per essere accolto al meglio. Pensavo sempre di restare lì, ma ogni volta, dopo due anni, dovevo andarmene. Ho coltivato la passione per i viaggi."
    Finita la scuola, studiò psicologia all'Università Diego Portales, grazie ad una borsa di studio sportiva, mentre giocava nelle giovanili dell'Università Cattolica. L'allenatore Oscar Meneses diceva che aveva del talento. Però per lui era ormai troppo tardi per il calcio.
    "A livello semi-professionistico ero attaccante, però quando passai ad un livello superiore mi resi conto che ogni tanto c'era un numero 10 superiore a me, e questo mi frustrava. Era sempre titolare lui, e non mi mettevo in mezzo, così ho capito che non avevo intenzione di raggiungere un alto livello."

    Ti sei mai pentito di non aver finito psicologia?

    "No, non faceva per me. Andavo a ballare o uscivo con gli amici. Ero spesso a feste, con mezza bottiglia di pisco, sigaretta e vestito malissimo. Però dovevo fermarmi. Provai a fare il ribelle, lo sballato, ma con gli anni mi resi conto che io non sono così, e sono contento di non esserlo."


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    Il terzo anno, Cabrera interruppe la carriera e, a 20 anni, partì per Londra per studiare recitazione. Due anni prima aveva scoperto che gli piaceva, ricorda, dopo aver interpretato una parte in un'opera di Mozart. E così, senza pensarci troppo, seguì quella passione. In Inghilterra trovò un lavoro in un bar ed entrò al Drama Center, da cui sono uscite figure di spicco come Michael Fassbender, Colin Firth o Tom Hardy. Dopo tre anni di studio, trovai velocemente un agente.

    "Il mio primo ingaggio fu in un'opera di Shakespeare e pensai di essere stato fortunato. Ero molto ingenuo a proposito di quest'industria, e dopo l'opera mi scritturarono per Empire, che in quel momento era la serie più importante che si stava girando. Ma quando me lo dissero, ad Hollywood molti stavano aspettando di vedere a chi sarebbe stata assegnata la parte, e quindi ricevetti molte attenzioni da parte di agenti, non sempre corretti. Io ero idealista, volevo fare cinema, arte e teatro. Guardavo con sospetto Hollywood."

    Ad Hollywood gli attori devono sopportare diversi rifiuti. Come affrontavi questi "no" ai casting?

    Fa male quando ti interessa il progetto, però adesso sono io a rifiutare.

    A cosa dici no?

    "Al cattivo ragazzo, al narcos latino e quando mi danno dei ruoli per la mia etnia. Cerco di combattere lo stereotipo del latino, mi considero un attore di carattere, anche se faccio delle eccezioni, non voglio restare intrappolato in quegli stereotipi. Oggi, negli Stati Uniti e in Inghilterra, stanno cercando di diversificare i progetti, però poi mi arrivano le audizioni per personaggi in cui si dice 'Cerchiamo qualunque gruppo etnico'. Arrivo al casting e ci sono attori di colore, latini, indiani e asiatici. Quindi uno si chiede 'perché sto in questa categoria e non in quella per i protagonisti?'
    E' una cosa importante. Loro credono che il latino è una razza e non una cultura. Questa cosa un giorno cambierà, perché l'inclusione non deve essere fatta solo per il raggiungimento di una quota.

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    Santiago Cabrera con i suoi genitori: Cecilia Perez Walker e il diplomatico Pedro Pablo Cabrera; ex ambasciatore del Cile a Londra, Mosca, Pechino e Città del Vaticano.


    Degli attori che vivono negli Stati Uniti, Cabrera è quello che è stato il più costante negli ultimi 15 anni. Pedro Pascal (Game of Thrones), Cote de Pablo (NCIS) hanno raggiunto il successo con specifiche produzioni, ma non hanno il curriculum di Santiago: dopo la serie Heroes, ha partecipato alla serie Merlin, Alcatraz di J.J. Abrams; al film di Steven Soderbergh su Che Guevara, alla miniserie HBO Hemingway & Gellhorn, con Nicole Kidman; alla miniserie Anna Karenina, ed è da tre anni che interpreta Aramis nella serie The Musketeers, visibile su Netflix.


    Nonostante abbia partecipato a numerosi progetti di alto profilo, Cabrera ha una fama relativa in Cile, e ne è cosciente.

    "Qui le cose sono un po' cambiate, la gente mi riconosce dopo che mi rivolge uno sguardo. L'altra volta un cileno mi ha chiesto cosa facessi, gli dissi che avevo appena finito The Musketeers e mi chiese che personaggio interpretassi. Gli risposi e mi guardò sorpreso: 'Ah, sei uno dei moschettieri!' Mi riconobbe e pensò che ero un comprimario e già questo mi pareva buono.
    Poi, credo che potrei essere più famoso di Bruce Willis, e ugualmente qui sarei considerato mediocre. Penso che tutto viene misurato con lo stesso metro in Cile. Ma lo capisco, siamo un paese piccolo, non ci siamo abituati.

    Le importa di essere riconosciuto in Cile?

    Penso che mi interessi tanto, infatti dovrei fare uno sforzo per essere più riconosciuto. La gente mi dice che dovrei farmi più pubblicità, ma sono tranquillo, perché il lavoro dice tutto. Ora ho in uscita una miniserie HBO e Transformers, cose concrete. Mi sento più tranquillo a parlare del mio lavoro. La rivista US Weekly mi ha chiesto più volte di fare un'intervista a casa mia, ma ho sempre rifiutato. Non mi sento a mio agio, non vendo la mia vita, ma il lavoro, nient'altro. Se ora non fossi in televisione, probabilmente sarei una persona qualunque. Mi hanno proposto questa cosa per diversi anni e ho sempre rifiutato, penso che si stancheranno. Non mi chiudo al futuro, ma per ora resta un no."

    Non le importa della fama?

    "No. Sono più tranquillo e riservato, però, forse, potrei essere disposto ad essere ad 'alto profilo' se partecipassi ad un progetto che lo merita. Vedo che la gente molto famosa per lo più ricerca questa fama. C'è una confusione tremenda con l'essere noti al giorno d'oggi, non importa loro il progetto che hanno, ma quanto guadagnano per il film. Se la gente dirà 'Peccato, era un buon attore, ma avrebbe potuto farsi più pubblicità', allora potrò morire tranquillo.


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    Cinque personaggi: Isaac Mendez nella serie di successo Heroes; Aramis in The Musketeers e Camilo Cianfuegos nel film Che di Steven Soderbergh, tre dei ruoli più famosi della sua carriera. Più sotto, due personaggi che vedremo quest'anno: un professore di teatro nella miniserie con Reese Witherspoon (diretta da Jean-Marc Valleé) e un cattivo di Transformers 5.


    Cabrera andò ad un casting per un film che gli interessava. Mentre leggeva il copione, la direttrice del casting -che già lo conosceva- gli fece una faccia strana, che lui tradusse come un 'Questo copione non è per te, però mi piace ciò che stai facendo'. E quindi le gli disse: ' Ti presento un altro progetto che ti può interessare: Transformers 5.'

    Le interessò subito? Non aveva pregiudizi?

    Riconosco che avevo qualche pregiudizio. Quando me lo disse, e lei era una regista che ha prodotto cose molto buone, nella mia mente pensai subito 'Che capitolo di Transformers?' e non ne avevo visto nemmeno uno.
    Transformers 5: The last knight che uscirà il 23 giugno prossimo, è la prima super produzione a cui ha partecipato Cabrera. Il film, dice, sarà una enorme vetrina per lui: il quarto capitolo della saga ha guadagnato più di mille milioni di dollari a livello mondiale e ora si aspettano cifre simili, visto il super cast, dove troviamo Mark Wahlberg, Anthony Hopkins, Josh Duhamel, John Turturro e John Goodman.
    "Transformers è una grande opportunità per un attore, perché c'è la possibilità che la fama di questo film possa aprire altre porte o finanziare progetti. Mi ha anche interessato il tipo di personaggio e il lavoro di preparazione dello stesso, con le forze speciali nord americane. E' stata una grande esperienza ed è la più grande che io abbia mai fatto, perché mi hanno messo nel gruppo dei protagonisti" dice a proposito del film, in cui interpreta un militare in congedo che ora fa il mercenario, ed è il capo di una squadra chiamata TRF che combatte i Transfomers. Se tutto è venuto bene, dice, il suo personaggio potrà tornare a far parte della forze regolari.

    Per ottenere il ruolo nel film -le cui riprese sono finite il 10 dicembre scorso-, l'attore ha dovuto parlare con Michael Bay, regista del film e di altri grandi successi come Armageddon e Pearl Harbor. Inizialmente l'incontro doveva aver luogo nel suo ufficio, ma poi all'ultimo è stato spostato a casa sua. Qui hanno parlato per un po' in giardino, finché Bay gli disse:
    'Andiamo a girare un po' di scene, ne hai letta qualcuna?'
    Cabrera non se lo aspettava.
    'Mi fermai, avevo letto tutti i testi, mi disse alcune cose e poi continuò ' Sì, facciamolo, adesso devo andare a parlare con Anthony Hopkins via Skype', e così fu. Dalla sua reazione non mi parve di averlo impressionato particolarmente, però la direttrice del casting mi guardò e mostro un pollice all'insù.

    L'altro grande progetto in cui lo vedremo quest'anno è Big Little Lies, una miniserie HBO che uscirà il 19 febbraio. Basata sul libro omonimo, di Liane Moriarty e adattata da David E. Kelly (Ally Mc Beal), è stata prodotta da Reese Witherspoon e Nicole Kidman che sono anche protagoniste, assieme a Laura Dern e Shailene Woodley. Diretta Jean-Marc Vallée ( Dallas buyers club), tratta la storia di tre madri, che sono coinvolte in un misterioso crimine, e dei loro figli, mentre Cabrera interpreta il ruolo chiave di un professore di teatro . Non ci può raccontare troppo del suo ruolo, ma ci accenna solo che lo vedremo sullo schermo assieme alla Witherspoon.

    "In questo caso quasi tutte le riprese che ho fatto erano con Reese, l'ambiente era molto creativo, visto che lei , in qualità di produttrice, dava molto spazio al gioco e all'improvvisazione. Abbiamo parlato moltissimo, è una persona molto alla mano e intelligente, molto contenta del progetto. Infatti, mi ha detto che le piacerebbe lavorare di nuovo con me. Con Nicole Kidman ho girato solo un paio di scene, però come ci siamo visti, ci siamo abbracciati calorosamente; è davvero una bella persona.

    Il primo giorno della miniserie, ricorda, fu particolare: Cabrera arrivò sul set e si sedette ad uno scrittoio per familiarizzare col personaggio. Mentre leggeva, le luci si abbassarono e una voce gridò 'Azione!'
    "Vidi la camera sopra la mia testa e restai impietrito. Sentii il rumore dei tacchi ed era Reese che si avvicinava a me per iniziare la scena. Ovviamente l'abbiamo girata più volte, però quell'adrenalina è stata incredibile. Quella notte non ho potuto dormire, sono quelle cose per cui uno dice ' Per questo amo il mio lavoro'."

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    Da 15 anni, Cabrera è sposato con Anna Marcea (40). Si sono conosciuti a Londra, quando lei studiava regia e in quegli anni decisero di sposarsi con rito civile. Una decisione presa in due settimane.
    "Chiamai per telefono mia madre, loro stavano a Mosca perché mio padre era lì come ambasciatore, e le dissi 'Non questo mercoledì ma il prossimo mi sposo'. Ci fu un silenzio lunghissimo e sentii mio padre dire: ' Che scriva un documento, non può fare così, non si fanno così le cose.' Conoscevano Anna, ma siamo stati un po' impulsivi.

    Ci sono voluti molti anni per diventare padre, come mai?

    All'inizio non avevamo denaro, e quindi non volevamo. E quando invece decidemmo di averlo, non arrivò. Prima abbiamo provato per tre anni e niente, quindi siamo passati ai trattamenti, ne abbiamo persi un paio, è stato molto difficile.

    Deve essere stato terribile per te come per lei

    Tanto. Tantissimo, un giorno mentre parlavamo mi disse ' Non ce la faccio più, devo riprendere il controllo della mia vita': fisicamente la stavano bombardando con tutti gli ormoni necessari ed emozionalmente era terribile il non riuscirci comunque. Io ero a Praga perché stavo girando The Musketeers e fu una settimana molto dura. Arrivammo alla conclusione che eravamo molto fortunati ad essere uniti e che lo saremo stati anche senza figli. Dovevamo accettarlo.

    Durante i trattamenti per restare incinta lei sospese la sua carriera?

    "Sì, infatti, voleva ritornare alla sua carriera e alla sua vita, visto che doveva continuamente curarsi e controllarsi per restare incinta. Era un progetto che ci aveva impegnato diversi anni di vita e non aveva dato i frutti sperati, inoltre avevamo una tristezza a casa, un vuoto tremendo... E il mese stesso che ne abbiamo parlato, è rimasta incinta. Immagina: otto anni col tempo, con gli orari per raggiungere l'obiettivo, trattamento in vitro, e tutto senza alcun risultato, chi avrebbe immaginato che succedesse nel modo naturale. E' stato un miracolo. Per questo lo abbiamo chiamato Kilian, che significa ' Guerriero'. E' stato un parto di 24 ore, è nato con delle complicazioni che avrebbero potuto complicare le cose."

    Santiago, Anna e Killian -che è nato lo scorso aprile- sono venuti in Cile un mese fa. Erano ospiti a casa dei genitori dell'attore a Cachagua e ora partiranno per il sud.

    "Voglio sistemarmi qui, stavo guardando un sito per comprare un'abitazione sulla costa, andrò a vedere anche qualcosa a Pucon. Ma voglio comprare anche a Los Angeles (lì è in affitto in una bifamiliare a West Hollywood), per stare sempre con un piede qui e uno fuori. Non mi sento tanto cileno come quando vivevo qui tra i 15 e 20 anni, ma ho un legame forte sin da quando ero giovane, e voglio dare questa opportunità a mio figlio, affinché sappia qual è il suo paese".

    Edited by Cami_89 - 24/1/2017, 14:59
     
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    Non sbagliavo a dire che la moglie è più vecchia di lui di due anni, a parte questo, sono un bella coppia.
    Lui è sempre figo, un combattente, un uomo con la testa sulle spalle.. vai Santi!! :wub: :wub: :wub:
     
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    Che bella intervista!
    Si è raccontato tanto.
    Mi ha fatto tenerezza quando parla delle difficoltà che hanno incontrato per diventare genitori, poi finalmente è arrivato il piccolo "Guerriero"!
    Spero che riesca a raggiungere il successo che merita.

    Grazie Cami per la traduzione.

    Edited by Miafe - 25/1/2017, 11:52
     
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  4. Cami_89
     
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    In effetti sì, leggendola, mentre la traducevo mi è parso un Cabrera un po' diverso , ed è la prima volta (o almeno che io ricordi) che si apre e racconta un po' di lui sui mezzi di comunicazione!
    Ne esce un Cabrera che ha beccato diverse porte in faccia, che ancora oggi, lotta per ottenere le parti che gli interessano e non riesce ad ottenerle tutte, però più consapevole che il lavoro che fa gli piace e che qualche risultato lo ha ottenuto, sia nel lavoro che nella vita privata!

    In generale posso solo che augurargli il meglio per il lavoro e per la vita privata (per quel che vale il mio augurio) !
    E grazie a tutte voi che avete letto!
     
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    Intervista davvero particolarissima, non mi sarei mai aspettata che Santiago raccontasse tutte queste cose private, certo che è difficile immaginare che mentre divertiva noi sullo schermo durante la serie in realtà viveva un momento così intenso e triste nel suo privato.

    Bellissimo anche sentire quanto ama la sua terra natale, si percepisce tanto questo legame!

    E ora vediamo la sua ultima fatica, sono curiosissima!!!
     
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4 replies since 22/1/2017, 14:59   1056 views
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