Per amicizia

il mio destino nel 1630

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    Marina Di Andora, Liguria

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    Titolo: Per amicizia
    Autore: Francesca1988
    Rating: G (Per tutti)
    Personaggi: Marie Cesette (la madre di Porthos), Belgard, Treville, Porthos, altri personaggi
    Genere: Introspettivo - Drammatico
    Lunghezza: One Shot
    Note dell'autore: Ecco qui, la One Shot, dedicata al mio destino nel 1630 recentemente scoperto. Spero che vi piaccia. Pensavo venisse più corta ma tradire Belgard ha richiesto una premessa piuttosto corposa. Non scrivo da una vita quindi abbiate pietà. Credo di aver invertito anagraficamente Eleonore, la figlia di Belgard e Porthos ma con Belgard non si può mai sapere.

    PER AMICIZIA.


    Vivevo in un piccolo villaggio a sud di Parigi. Un paesino in cui si viveva felici, ma non era ricchissimo, così molti di noi cercavano lavoro altrove e così feci anch’io.
    Trovai lavoro presso la tenuta della famiglia Belgard come tata della loro unica figlia: Eleonore.
    Ad assumermi era stato il vecchio Marchese. Il figlio stava prestando servizio nei Moschettieri, come tipico della formazione di molti giovani di nobili origini.
    In realtà, a detta di molti, compreso il vecchio Marchese, il giovane Belgard sembrava più interessato a fare nottata con i commilitoni De Foix e Treville senza preoccuparsi del fatto di essere già sposato e con prole.
    La moglie aveva avuto un parto difficile dal quale non riusciva a riprendersi completamente e questo abbandono in cui la lasciava il marito certo non aiutava. Per di più la bambina, che quando io entrai a servizio aveva tre anni, era una vera piaga. Viziata. Frignava per un non nulla e se si svegliava nel cuore della notte rompeva i timpani a tutta la villa.
    Il vecchio Marchese cercava qualcuno che gli togliesse una preoccupazione, per non dire un fastidio. Portando la bambina fuori o trattenendola in un ambiente circoscritto lui poteva lavorare indisturbato alle scartoffie dell’amministrazione della tenuta e la nuora poteva riposare fisico e nervi.

    Essendo d’aiuto al vecchio Marchese e alla nuora, indirettamente rendevo più facile anche la vita di un’altra persona: Marie Cesette, una giovane servetta dalla pelle scura.
    Era insolito vedere persone come lei. Di sicuro al mio villaggio non ne aveva mai vista nessuno.
    Era una ragazza timida e taciturna.
    Le mancava la sua terra e probabilmente non riceveva una parola gentile da parecchio tempo.
    Tutti i lavori più pesanti erano affidati a lei che li svolgeva in maniera impeccabile e con un atteggiamento molto più dignitoso di certe camerierine con la puzza sotto il naso. Quasi sicuramente le erano anche riservate tutte le lavate di capo.
    Era l’unica ragazza della mia età in tutto il personale e diventammo amiche.
    Nei rari momenti di tregua che mi lasciava quella peste urlante di Eleonore la raggiungevo. Il posto più comodo per chiacchierare era in giardino tra le fila del bucato che lei stendeva con cura. L’avrei aiutata, ma se qualcuno ci avesse viste stendere il bucato insieme avrebbero sgridato lei. In ogni caso orgogliosa com’era non credo me l’avrebbe mai permesso.
    Fu in uno di quei momenti che mi confidò un grande segreto: era innamorata del giovane padrone e avevano trascorso alcune notti insieme. Disse che lui era stato gentile. Era convinta che il suo amore fosse ricambiato. A quel pensiero, per la prima volta da quando la conoscevo, la vidi sorridere. Un sorriso raro. Contagioso.
    Credo fu quel sorriso a spingermi ad assecondare la sua gioia.
    Non le dissi che il giovane padrone non mi piaceva, che mi sembrava uno di quegli uomini che correva dietro a tutte le gonne. Aveva già una famiglia eppure continuava a comportarsi come uno scapolo impenitente. Più volte avevo sentito il vecchio padrone dire che se la nuora avesse avuto più presenza di spirito avrebbe lasciato il patrimonio e alla bambina dal momento che c’erano tutte le premesse perché quel figlio diventasse la rovina della famiglia.
    Tacqui tutto questo con Marie Cesette ma mi ripromisi di tenerla d’occhio.

    Non ci vollero molti mesi per scoprire un altro segreto. Marie Cesette era incinta.
    Il giovane padrone si faceva vedere in casa anche meno di prima e quando c’era non la degnava di uno sguardo, di una parola.
    Quando lei gli aveva confessato di aspettare un bambino il giovane Belgard aveva risposto che ci avrebbe pensato lui. Lei doveva solo mantenere il segreto altrimenti sarebbe stata cacciata e lui diseredato. Le promise che avrebbe trovato la soluzione migliore per tutti.
    Lei gli credette, ma qualcosa dentro di me diceva che sarebbe stata cacciata comunque.

    Il bambino nacque. Un bambino robusto, in perfetta salute. Ero presente.
    Marie Cesette la mattina dopo era al lavoro, io facevo la spola tra Eleonore e il bambino.
    Il padrone non si fece vedere per giorni, ma Marie Cesette non faceva altro che sorridere dalla nascita di suo figlio. Quel bambino era la sua ragione di vita. Probabilmente in cuor suo sapeva che aveva finalmente trovato l’unico uomo che l’avrebbe amata per tutta la vita.

    Era passata una settimana dalla nascita del piccolo, quando a notte fonda si presentò fuori dai cancelli della villa una carrozza.
    Mi misi addosso quello che trovai e mi nascosi dietro la balaustra delle scale.
    Vidi il giovane padrone entrare in casa e dirigersi verso gli alloggi della servitù. Poco dopo uscì accompagnando Marie Cesette con il figlioletto in braccio.
    Mi affacciai alla finestra. Accanto alla carrozza erano rimasti ad attendere due uomini con il cappello calcato tenendo bassa la falda e il colletto della giacca alzato per nascondere il volto.
    Corsi giù per le scale giusto in tempo per vedere i due uomini che aiutavano Marie Cesette a salire sulla carrozza e partire.
    Decisi di provare a seguirli. Fortunatamente procedevano lentamente. Una carrozza nel cuore della notte a tutta velocità poteva destare sospetti, quindi riuscii a seguirli rimanendo a una certa distanza.
    Quando la carrozza si fermò inorridii.
    Non mi era mai piaciuto il giovane Belgard, ma non l’avrei mai creduto capace di tanto . Abbandonare una donna che aveva partorito da poco e un bambino così piccolo in quel postaccio chiamato Corte dei Miracoli andava oltre le mie più pessimistiche previsioni. In quel momento non potevo fare nulla per loro, non potevo permettere che Belgard mi vedesse. Tornai alla villa e passai la notte a pensare al da farsi.
    In un primo momento pensai di raccontare tutto al vecchio padrone, ma da qualche settimana non era troppo in forma, in più non sapevo se mi avrebbe creduto o se avrebbe messo in qualche modo una toppa all’ennesima malefatta di quel figlio sciagurato.
    Decisi di agire di nascosto.
    Ogni settimana mettevo da parte qualche spicciolo e una bottiglia di latte e qualcosa da mangiare. Nel fine settimana tornavo alla Corte dei Miracoli e cercavo Marie Cesette. Puntualmente lei accettava solo il latte per il bambino, mi rimetteva in tasca il denaro e il pane che le portavo.
    Tutto ciò andò avanti finché il bambino non fu svezzato.
    Alla Corte dei Miracoli si cresceva in fretta e una volta che un bambino si reggeva in piedi senza cadere era in grado di badare a sé stesso.
    Un giorno arrivai e mi disse di non tornare più, il piccolo era grande e lei aveva trovato un modo per procurarsi ciò che le serviva, non le serviva più la mia pietà.
    Pensai che il suo orgoglio l’avrebbe uccisa, ma sapevo che non c’era modo di discutere, non era il tipo di donna che accettava l’elemosina e feci ciò che mi chiese. Non la vidi più. Per anni non seppi più nulla di lei e del bambino anche se qualcosa dentro di me rodeva. Un tormento che non mi dava pace. Avrei potuto fare di più per loro.

    Gli anni passarono e il giovane Belgard stava facendo carriera nei Moschettieri, tanto da essere assegnato alla guardia personale del Re.
    In casa sembrava che nessuno oltre me si ricordasse di Marie Cesette.
    Il pensiero che lui l’avesse fatta franca mi faceva montare una tale rabbia…
    Un giorno, però, arrivo la mia occasione. Il vecchio Marchese era morto da qualche tempo e un giorno si presentò a casa il giovane Belgard senza lo spallaccio da Moschettiere e convocò tutto il personale della villa nel salone.
    Il Re era stato assassinato. Lui era al comando della scorta, i suoi superiori lo avevano accusato di negligenza. Com’era possibile che non si fosse accorto di nulla? Era stato fatto rapporto alla Corte Marziale e ci sarebbe stato un processo.
    Il nome Belgard aveva una certa influenza e sarebbe stato ascoltato anche tutto il personale che lavorava per lui. Contava sulla nostra collaborazione. Si aspettava che non avessimo motivo di parlar male di lui, era certo che le nostre parole gli avrebbero permesso di uscire pulito da quella che riteneva una congiura.
    Disse proprio così “USCIRE PULITO”.
    Quella parola “PULITO” risuonò alle mie orecchie come un campanello d’allarme.
    Eleonore aveva quindici anni, presto non avrebbe avuto più bisogno di me e non dovevo più niente a nessuno in quel posto.
    Se me ne fosse stata data l’occasione avrei detto tutto quello che sapevo su Belgard.

    Arrivò il giorno del processo e anche il mio turno di parlare.
    Le prime domande erano probabilmente quelle di rito che sarebbero state fatte a tutti.
    - Voi lavorate in casa del Marchese Belgard?
    - Sì.
    - Da quanto tempo?
    - Da dodici anni.
    - Che cosa direste sulla condotta del Marchese Belgard? Com’è tra le mura domestiche?
    - Non saprei. Lo si vede talmente di rado a casa.

    Poi arrivò la domanda che aspettavo.
    - Definireste il Marchese Belgard un uomo d’onore?
    - So che i Moschettieri sono ritenuti tali in tutta Parigi
    – risposi – ma ogni cesto ha la sua mela marcia. Non credo che un uomo d’onore sedurrebbe una servetta mettendola incinta per poi abbandonarla alla Corte dei Miracoli senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
    Dal punto della sala in cui si trovava Belgard inveì, ma le due guardie che aveva ai lati lo redarguirono.
    - Sono accuse molto gravi. Siete certa di ciò che affermate?
    - Ero presente quando la portarono via. Ho visto lui e due uomini farla salire su una carrozza a notte fonda. Li ho seguiti. Quella povera ragazza era l’unica amica che avevo in quella casa e ora non so nemmeno se sia ancora viva.

    - Bugiarda! – mi strillò contro Belgard.
    Inaspettatamente una voce dal fondo della sala chiese di prendere la parola.
    Gli fu concesso.
    L’uomo che si fece avanti aveva la divisa dei Moschettieri.
    Ero certa di averlo visto qualche volta in casa Belgard.
    Non molte volte, ma quegli occhi azzurri dall’aria buona erano inconfondibili. Ero certa che fosse Treville. Ricordai che le poche volte che l’avevo visto mi ero chiesta che cosa ci facesse con un uomo come Belgard. Lui sì che aveva l’aria da uomo d’onore. La dignità di un vero soldato.
    Stavo per scoprire che ci avevo visto giusto.
    - Questa donna dice la verità!
    – esordì Treville.
    - Potete provarlo?
    - Ero uno dei due uomini che questa donna dice di aver visto quella notte. Non ero d’accordo, ma io e Belgard eravamo entrati insieme nei Moschettieri. Nella stessa squadra. Il motto dei Moschettieri è “Uno per tutti, tutti per uno” e io credo fermamente che sia così. Ecco perché lo aiutai. Me ne sono pentito subito dopo. Da allora il pensiero di quella giovane donna e di quel bambino mi tormenta. Sono anche tornato alla Corte dei Miracoli, ma non li ho trovati. Quella notte era talmente buio che non so se sarei in grado di riconoscerli.

    Treville fu ringraziato per la sua testimonianza e congedato e io con lui.
    La mia testimonianza e la confessione di Treville avevano improvvisamente fatto venir meno la reverenza che il nome dei Belgard suscitava.
    Molti commilitoni lo descrissero come un soldato indisciplinato, alcuni cadetti e gli inservienti della guarnigione dissero che era un prepotente capace solo di pretendere.
    Qualcuno disse che spesso non dormiva nella sua stanza e che spesso tornava all’alba ubriaco e che era sovente in ritardo alle adunate. Era in ritardo anche la mattina in cui il Re era stato assassinato.
    Fu condannato a morte per inadempienza e disonore.

    Fuori dalla sala del processo Treville mi avvicinò.
    - So che sono in ritardo di qualche anno – disse – ma vorrei fare ammenda. Pensate di poter riconoscere la vostra amica dopo tutto questo tempo?
    Annuii e ci dirigemmo alla Corte dei Miracoli.
    Cercammo in lungo e in largo, ma nessuna traccia di Marie Cesette.
    Stavamo per perdere le speranze quando vedemmo un crocchio di ragazzini disposti in cerchio.
    In mezzo al cerchio due giovani intorno ai dodici anni stavano lottando. Uno dei due aveva la pelle scura. Vinse lui l’incontro. Si voltò verso la folla e sorrise.
    Non potevo credere ai miei occhi: aveva lo stesso sorriso di Marie Cesette. Raro. Indimenticabile. Contagioso.
    Non avevo dubbi: era suo figlio.
    Lo indicai a Treville e rimasi in disparte ad osservare mentre lui lo avvicinava. Se quel ragazzo avesse avuto la stessa caparbia dignità di sua madre non avrebbe accettato la tardiva pietà di qualcuno, ma Treville fu magistrale nel trovare le parole giuste.
    - Ti ho visto combattere. Hai delle braccia molto forti. Sai alla guarnigione dei Moschettieri abbiamo bisogno di uno stalliere. Saresti perfetto. Poi, visto come combatti, chissà? Un giorno la vita potrebbe riservarti altro.
    Il ragazzo rimase incredulo, ma accettò senza troppe esitazioni.
    - Sei molto giovane. Vorrai parlarne con la tua famiglia. – buttò lì Treville.
    - Bado a me stesso da quando ho cinque anni. Avevo solo mia madre ma è morta di febbre.

    Treville annuì e aggiunse soltanto:
    Ti aspetto domattina alla guarnigione dei Moschettieri.

    Per la mia amica era troppo tardi ma forse avevo contribuito a dare un futuro migliore a suo figlio.
    Da quel giorno penso spesso a quel ragazzo.
    Spero che nonostante la sua vita non sia cominciata nel migliore dei modi il suo presente e il suo futuro siano migliori. Prego che abbia momenti di gioia, che abbia qualcuno che lo ami come un figlio, come un fratello, che abbia ciò che lui e la mia amica Marie Cesette meritavano fin dall’inizio.

    Edited by Francesca1988 - 24/5/2020, 16:21
     
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    Storia decisamente interessante ... Scritta abbastanza bene, ci sono delle cose che A MIO PARERE, sono un po' da sistemare qua e là ma nel complesso è una bellissima storia che oltretutto non è affatto semplice.
    Ma c'è una cosa che non mi torna, magari sono io che ho interpretato male ... All'inizio parli del Marchese Belgard, che da come lo descrivi parrebbe essere il nonno del nostro Porthos dal momento che poi dici che il figlio è nei moschettieri, ma dici anche (ed è qua che forse ho interpretato male io) che ha già una figlia, che praticamente risulterebbe essere la sorella del figlio del marchese, non che la zia di Porthos ... Ma appunto, Eleanor è sorella di Porthos.
    In ogni caso a parte questo piccolo problema di logistica, che potrei aver confuso io, la storia è davvero interessante.
     
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    No Eleonore è sempre sorella di Porthos, Belgard ha già lei prima di Porthos che nella serie non è così, ma non si può mai sapere. Credo di riferirmi alla madre di Eleonore come alla nuora del vecchio Belgard. Ma magari ho tagliato la parola scrivendola al pc. :lol:

    CITAZIONE
    Essendo d’aiuto al vecchio Marchese e alla nuora,

    Ecchilo, no, non l'ho tagliato
     
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    Sto rileggendo in effetti le prime frasi e in effetti no, dici che il figlio era già sposato con prole quindi sì, ho fatto casini io ... :lol:
     
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    Dovevo essere assunta. Vuoi che non fossi una tata anche nel 1630? :lol:
     
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    Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

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    Tata Françoise con la lingua più affilata di un coltello! Pensavo che l'avresti ucciso di persona e invece hai lasciato fare tutto alla giustizia, brava! Tra l'altro ero convinta che belgard fosse il cattivo della 1x10, quello interpretato da Sean pertwee, che bella memoria che ho!
    Mi hai fatto venire anche voglia di rileggere la mia storia del destino XD
    Complimenti per la storia!!!
     
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    CITAZIONE (ZeldaFitz @ 24/5/2020, 14:41) 
    Tata Françoise con la lingua più affilata di un coltello! Pensavo che l'avresti ucciso di persona e invece hai lasciato fare tutto alla giustizia, brava! Tra l'altro ero convinta che belgard fosse il cattivo della 1x10, quello interpretato da Sean pertwee, che bella memoria che ho!
    Mi hai fatto venire anche voglia di rileggere la mia storia del destino XD
    Complimenti per la storia!!!

    Hahahaha. Sì tutto molto legale. Per quanto mi piacerebbe accoltellarlo di persona penso che non ne valga la pena sporcarsi le mani e rischiare la forca per un personaggio del genere
     
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    Mi è piaciuta molto questa storia, si legge tutto ad un fiato, io non ricordo se ho scritto la mia... dopo vado a vedere XD mi è piaciuto il fatto che Belgard abbia avuto ciò che merita, mentre ho storto un pò il naso quando ho letto che Porthos a 12 anni diventa uno stalliere... è ancora un bambino.. però magari nel 1600 le cose erano diverse.
    Complimenti per la storia :)

    Io non lo mai scritta perchè mi era uscito miglior amico di Capitan Trideau... manco ricordo chi fosse XD
     
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    CITAZIONE (Chiara 1984 @ 25/5/2020, 18:19) 
    Mi è piaciuta molto questa storia, si legge tutto ad un fiato, io non ricordo se ho scritto la mia... dopo vado a vedere XD mi è piaciuto il fatto che Belgard abbia avuto ciò che merita, mentre ho storto un pò il naso quando ho letto che Porthos a 12 anni diventa uno stalliere... è ancora un bambino.. però magari nel 1600 le cose erano diverse.
    Complimenti per la storia :)

    Io non lo mai scritta perchè mi era uscito miglior amico di Capitan Trideau... manco ricordo chi fosse XD

    Eh non potevo lasciar passare troppo tempo...poi sì al tempo a 12 anni si era già uomini...
    Ho provato con la data di mio fratello e anche a lui sarebbe uscito Trudeau.
     
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    Anche tuo fratello compie gli anni il 14 giugno? ma sarà più giovane di me :D
     
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    No 14 febbraio :lol:
     
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    CITAZIONE (Francesca1988 @ 25/5/2020, 20:16) 
    No 14 febbraio :lol:

    Che bella data 😁
     
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    Francesca! la storia è davvero carina!
    é molto scorrevole e si leggere bene, sono arrivata alla fine senza rendermene conto ^^
    Brava davvero!
     
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    Ma grazie! :lol: :wub: pensavo di aver perso la fantasia :lol: sono contenta che ti sia piaciuta anche se c'è poca azione ed è tutto nei limiti della legge
     
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